Fertilizzare è necessario?
Innanzitutto chiariamo una cosa, questo articolo non è un incitamento alla fertilizzazione. Un acquario senza fertilizzazione può essere molto gradevole anche se non perfetto agli occhi di chi promuove la fertilizzazione.
In questo articolo cercheremo di imparare come avere un acquario pulito ed esteticamente gradevole grazie alle piante.
Per fare ciò dobbiamo partire dalla spiegazione di alcune tematiche che bisogna capire, come i valori ideali e come aiutare le piante nel rispetto dei pesci.
Prima di andare avanti è necessario chiarire due aspetti:
- Durante il periodo di maturazione (i primi 30 o meglio 45 giorni dall’avvio) non bisogna inserire pesci e ne modificare i valori dell’acqua, anzi non bisogna fare proprio nulla!
- Alcuni pesci hanno bisogno di un allestimento studiato per le loro esigenze, informatevi su questo aspetto prima di allestire un acquario troppo generico guardando le schede sull’allestimento ideale per la specie che vi interessa.
In seguito approfondiremo tre possibilità:
- la non fertilizzazione
- la fertilizzazione blanda
- la fertilizzazione spinta
Prima di parlare di fertilizzazione vediamo quali sono gli aspetti che bisogna apprendere.
Quali sono i valori dell’acquario da conoscere
L’acqua dell’acquario è un insieme di: acqua, gas disciolti, ed altre sostanze disciolte come minerali e sostanze organiche. Vediamo come gestire tutto in maniera semplice.
- Temperatura
- pH (acidità dell’acqua)
- KH (La spiegazione di cosa sia non ci interessa, quello che ci interessa è che il KH influenza il pH)
- Acidificanti naturali
- CO2 (anidride carbonica)
- GH (Semplificando ci da la somma di Calcio e Magnesio, e qualche altro minerale che possiamo considerare trascurabile)
- Conducibilità (sostanze disciolte in acqua, non ci dice quali sostanze ma ci permette di capire se queste sono in quantità elevata o meno, e se sono aumentate o diminuite nel tempo)
- Acqua d’osmosi
- Nitrati (sostanza potenzialmente tossica per i pesci)
- Fosfati (sostanza potenzialmente tossica per i pesci)
- Lumen (quantità di luce erogata dalle nostre lampade)
- Fondo dell’acquario
La Temperatura
La temperatura è influenzata da due fattori, la temperatura di casa e quella che impostiamo con il riscaldatore.
La temperatura per le piante in un acquario tenuto in appartamento (dove le temperature invernali non scendono troppo) non è un aspetto particolarmente interessante. Certamente quando superiamo i 28°C alcune piante soffrono ed altre muoiono, basta saperlo ed evitare di entrare in crisi se alcune piante muoiono in estate, semplicemente cambiamo le piante con altre più resistenti, oppure accettiamo il fatto che alcune piante possano rovinarsi leggermente per poi tornare vigorose appena le temperature scendono.
Un piccolo aiuto per le piante ma soprattutto per i pesci lo possiamo fornire con un ossigenatore ed eventualmente in aggiunta all’ossigenatore delle pompe che smuovano l’acqua, perché tra le conseguenze del caldo c’è la carenza di ossigeno e quindi dobbiamo farlo circolare maggiormente in acqua.
Il pH in acquario
Fare il piccolo chimico con il pH non è sempre necessario, indicativamente il pH che possiamo facilmente ottenere senza CO2 e senza acidificanti naturali è circa pH 7.5. Assicuriamoci che i pesci che vogliamo acquistare possano vivere a pH 7.5 se non vogliamo mettere mano al pH ed accontentiamoci di una fertilizzazione blanda o di non fertilizzare, perché una fertilizzazione spinta spesso prevede un pH 7 o leggermente inferiore
Se vogliamo modificare il pH, dobbiamo sapere che esso è influenzato da due fattori, il KH e gli acidificanti (CO2 ed acidificanti naturali). Vediamo come funzionano
Il KH in acquario
KH (La spiegazione di cosa sia non ci interessa ora, quello che ci interessa è che il KH influenza il pH), vediamo come.
Un KH alto blocca i valori del pH che non può quindi variare eccessivamente e possiamo aspettarci un pH che varia tra 7.5 ed 8. In questo caso gli acidificanti sono quasi totalmente ininfluenti.
Un KH circa 5 o 6 ci permette lievi cambiamenti di pH
Con un KH circa 5 o 6 possiamo facilmente aspettarci un pH 7 o 7.5, maggiore è la quantità di acidificanti e minore sarà il pH. Con una grande quantità di acidificanti possiamo arrivare a pH 6.5 ma probabilmente in questo caso gli acidificanti saranno eccessivi quindi per ottenere un pH 6.5 meglio abbassare ulteriormente il KH.
Un KH 3 o 4 comincia ad essere leggermente più difficile da gestire, in questa situazione gli acidificanti la fanno da padrone e possono facilmente modificare il pH che senza grandi problemi può arrivare tra 6.5 e 7. Dobbiamo arrivarci gradualmente e monitorare costantemente il pH per evitare un abbassamento eccessivo e troppo repentino del pH stesso. Attenzione a non rischiare sbalzi eccessivi con i pesci in acquario perché questo potrebbe essere fatale per loro, agiamo lentamente e con cautela.
Un KH 3 od inferiore è da considerare interessante soltanto per allevatori esperti che si vogliono dedicare a specie di pesci particolari o alla riproduzione di pesci che hanno bisogno di valori estremi per la deposizione e la schiusa delle uova.
Gli acidificanti naturali
Come abbiamo detto oltre al KH anche gli acidificanti (la CO2 e gli acidificanti naturali) influenzano il pH, quindi una volta stabilito il KH che potrebbe interessarci (o che possiamo facilmente ottenere senza troppi sbattimenti) andiamo a valutare se e quali acidificanti vogliamo utilizzare.
Gli acidificanti naturali (come la Catappa, le foglie di Quercia, le foglie di Castagno, l’estratto di foglie di Quercia e di Castagno, o le pignette d’Ontano) tendono ad ambrare leggermente l’acqua. Se alcuni pesci amano questa situazione, gli appassionati di aquascape la evitano. Tutto sta nel capire da che parte schierarsi. Per ottenere un’acqua più scura bisogna utilizzare legno di castagno o altri legni che hanno (non tutti, dipende dalla specie) un potere scurente maggiore.
Maggiori sono le quantità di acidificanti naturali che utilizziamo, più si scurisce l’acqua, più si abbassa il pH. Attenzione soltanto a non esagerare con le quantità e a sostituirli costantemente per non incorrere in una eccessiva decomposizione (quando le foglie cominciano a marcire).
Gli acidificanti naturali possono curare malattie batteriche o fungine e ridurre lo stress dei pesci, inoltre in piccole quantità sono un ottimo alimento per vari organismi acquatici come i gamberetti.
In caso di acqua ambrata a seguito dell’utilizzo degli acidificanti naturali possiamo utilizzare piante galleggianti o altre piante che non necessitano di molta luce come Cryprocoryne ed Anubias.
Con un utilizzo moderato degli acidificanti naturali l’effetto sul pH è lieve, ma possiamo utilizzare anche piante che necessitano di una illuminazione maggiore. Insomma ci sono molte sfaccettature nel loro utilizzo.
La CO2 in acquario
La CO2 ovvero il diossido di carbonio, conosciuta da tutti in quanto legata alle problematiche dell’inquinamento atmosferico, è anche un nutriente necessario per la crescita delle piante.
Normalmente la CO2 si forma in acquario naturalmente, a causa della respirazione dei pesci (più pesci ci sono e maggiore è la CO2 presente) e a causa di altri processi biologici o chimici.
In un acquario senza fertilizzazione o con una fertilizzazione blanda non è necessario aggiungere CO2, ma potremmo comunque erogarne una piccolissima quantità per integrarla. Prima di vedere quanta CO2 serve alle piante vediamo però come essa influenza la vita dei pesci.
La respirazione dei pesci avviene attraverso le branchie, espellendo CO2 ed assorbendo Ossigeno.
Il diossido di carbonio (CO2) riduce la capacità del sangue di un pesce di trasportare ossigeno. I pesci in acqua con elevate concentrazioni di anidride carbonica (>10 12 mg/L per alcune specie di pesci) possono soffocare anche se i livelli di ossigeno sono elevati. Prima ancora di causare la morte, una prolungata esposizione ad elevate concentrazioni di CO2 può causare danni irreversibili agli organi interni. Purtroppo le ricerche in merito non sono ancora sufficienti, anche se a seguito dei cambiamenti climatici sono sempre più frequenti. Prendiamo quindi alcune informazioni che possiamo trovare sul web e cerchiamo di tirare le somme.
I pesci in natura fuggono dagli ambienti dove la CO2 è superiore a 10 mg/litro.
In alcuni allevamenti ittici a scopo alimentare si consiglia una quantità di CO2 non superiore a 15 mg/litro.
In alcuni allevamenti ittici a scopo alimentare si consiglia una quantità di CO2 non superiore a 20 mg/litro.
In alcuni allevamenti ittici a scopo alimentare si consiglia in via precauzionale una quantità di CO2 non superiore a 10 mg/litro.
Secondo Tropica (nota ditta produttrice di piante per acquario) le piante facili hanno bisogno di una quantità bassa di CO2 (circa 3-4 mg/litro), le piante di media difficoltà hanno bisogno di una quantità media di CO2 (circa 5-14 mg/litro), le piante difficili hanno bisogno di una quantità elevata di CO2 (circa 15-25 mg/litro).
Detto ciò potremmo considerare una quantità di CO2 di 10 mg/litro in un acquario con fertilizzazione media come un limite massimo da non superare che ci permette di avere ottimi risultati. Mentre in un acquario senza pesci dove non rischiamo di causare sofferenza agli esseri viventi possiamo pensare di arrivare a 20-25 mg/litro di CO2 e divertirci con piante difficili ed una fertilizzazione spinta.
Come si misura e si eroga la CO2
Ecco una tabella per la lettura della CO2, basta misurare i valori di KH e pH e confrontarli nella tabella per avere il nostro risultato.

Un impianto professionale con bombola ricaricabile e riduttore di pressione permette di risparmiare e recuperare in un paio d’anni il costo rispetto ad altri impianti. Con un impianto professionale riusciamo ad erogare in modo costante sempre la stessa quantità di CO2, il costo è solo iniziale perché le ricariche costano pochi euro ogni 1-2 anni.
Il GH in acquario
Il GH a grandi linee ci indica la somma di Calcio e Magnesio, quindi serve per capire se abbiamo un’acqua dura o meno. Io non misuro il GH da molto tempo ma sapere in base a vecchie misurazioni che la mia acqua di rete ha un GH di circa 15-20 è più che sufficiente, invece di misurare il GH preferisco misurare la conducibilità che mi aiuta a capire molte più cose nel complesso. A livello di fertilizzazione il GH solitamente è circa 8 ma può variare leggermente. Mentre per quello che riguarda i pesci, ogni specie ha le sue esigenze quindi bisogna informarsi prima di inserirli in acquario o prima di decidere che GH avremo.
Conducibilità elettrica
La conducibilità elettrica (EC) ci indica indirettamente la quantità totale delle sostanze in acqua senza dirci quali siano queste sostanze e in che proporzione. Per le piante e la maggior parte dei pesci che troviamo solitamene in acquario il valore ideale della conducibilità elettrica è di circa 400 µS/cm (microsiemens) ma vediamo anche alcuni valori per fare qualche esempio:
Conducibilità dell’acqua pura: 0 µS/cm
Conducibilità dell’acqua d’osmosi prodotta con un impianto casalingo: circa 10 µS/cm
Conducibilità ideale dell’acqua per un acquario generico = circa 400 µS/cm
Conducibilità dell’acqua di rubinetto della mia zona di Roma circa 700-750 µS/cm
Facciamo un esempio: partiamo da un’acqua da circa 800 µS/cm e vogliamo ottenere circa 400 µS/cm. Basterà utilizzare metà acqua a 800 µS/cm e metà acqua a 10 µS/cm per ottenere un valore di circa 400 µS/cm.
La conducibilità si misura con uno strumento chiamato conduttivimetro, ve ne sono anche di economici che ci permettono di fare delle misurazioni sufficientemente accurate per quello che è il nostro scopo. Ogni tanto questi strumenti potrebbero danneggiarsi e fornire valori errati, avere un’acqua campione da poter misurare (ad esempio l’acqua in bottiglia che ci viene venduta per uso alimentare ha spesso il valore di conducibilità misurato in µS/cm riportato sull’etichetta) ci permette di provare il tester e verificare se fornisce un dato attendibile.
ATTENZIONE: a volte alcuni tester forniscono il TDS invece di µS/cm, meglio evitarli perché si tratta di un valore medio e meno attendibile.
Utilizzo della conducibilità elettrica
Misurare la conducibilità elettrica in acquario non è solo utile per ottenere un valore ideale della conducibilità stessa, e per capire se stiamo utilizzando un’acqua adatta (misureremo quindi anche l’acqua di rete e l’acqua d’osmosi per fare un confronto).
Misurare costantemente la conducibilità dell’acqua dell’acquario ci permette di verificare anche se ci sono cambiamenti che meritano di essere approfonditi. Ad esempio potremmo avere un improvviso aumento di nitrati o fosfati e quindi una analisi di questi valori diventa necessario se notiamo che la conducibilità sale. Oppure se stiamo fertilizzando può succedere che alcuni nutrienti non vengono assorbiti dalle piante e si stanno accumulando rischiando di diventare tossici per i pesci o per le piante.
Allo stesso modo se abbiamo rocce calcaree o sabbia calcarea oppure se erroneamente aggiungiamo acqua di rubinetto quando in acquario evapora, allora avremo un aumento della conducibilità.
Effettuiamo quindi delle analisi accurate e se notiamo dei cambiamenti facciamo un cambio dell’acqua, tenendo monitorata la situazione e cercando di capire quale è la causa di questo innalzamento andando per esclusione.
Acqua d’osmosi ed integratori di sali minerali
Acqua d’osmosi, abbiamo accennato a questa acqua, che equivale all’acqua demineralizzata, ovvero acqua pura. La possiamo acquistare nei negozi di acquariofilia ma purtroppo senza un tester della conducibilità spesso ci viene venduta acqua di rubinetto come se fosse osmosi. Verifichiamo cosa stiamo comprando, oppure installiamo a casa un impianto per l’acqua osmotica.
Se vogliamo fertilizzare l’utilizzo dell’acqua d’osmosi è quasi sempre un passo fondamentale per avere risultati migliori per ottenere una conducibilità adeguata.
Utilizzare acqua d’osmosi abbassa non solo la conducibilità ma anche tutto ciò che è contenuto in acqua, compresi KH e GH. Se vogliamo abbassare soltanto uno di questi due valori dobbiamo utilizzare dei sali minerali che alzino soltanto il valore (KH o GH) che non vogliamo ridurre eccessivamente.
Nitrati (NO3)
Il filtro dell’acquario ci aiuta ad eliminare ammonio e nitriti che sono eccessivamente tossici anche a bassa concentrazione, trasformandoli in nitrati che sono meno pericolosi. Ma il fatto che siano meno tossici non vuol dire che dobbiamo disinteressarcene. I nitrati vengono assorbiti dalle piante che se ne nutrono, ma se nonostante le piante continuano ad aumentare dobbiamo rimuoverli noi effettuando dei cambi d’acqua altrimenti potremmo uccidere i nostri pesci.
I nitrati possono essere misurati con un test a reagente liquido per la misurazione dei nitrati (NO3)
Senza fertilizzazione possiamo soltanto effettuare cambi d’acqua più frequenti per ridurre i nitrati (almeno del 30% fino ad un massimo del 50% per i casi peggiori). Con una fertilizzazione blanda ed in assenza di fosfati possiamo provare ad aggiungere in piccola percentuale rispetto al dosaggio consigliato del fosfato di potassio per vedere se dopo qualche settimana le piante nutrendosi del fosfato faranno scendere anche il nitrato. Anche con una fertilizzazione spinta e in assenza di fosfato possiamo aggiungere del fosfato di potassio, ed in questo caso abbiamo una maggiore possibilità di successo.
In presenza di fosfato invece possiamo soltanto effettuare cambi d’acqua più frequenti per ridurre i nitrati (almeno del 30% fino ad un massimo del 50% per i casi peggiori).
Fosfati (PO4)
Altra sostanza potenzialmente tossica sono i fosfati. Come i nitrati anche i fosfati vengono in parte assorbiti dalle piante che se ne nutrono ma questo non sempre basta anche perché non è raro trovarli nell’acqua di rete. Per rimuoverli dobbiamo effettuare cambi d’acqua ed aspirazione dei fanghi dal fondo con una campana aspirarifiuti.
I fosfati sono anche causa delle alghe e spesso di batteriosi e fungosi dei pesci. Per monitorarli è bene disporre di un test a reagente liquido per la misurazione dei fosfati (PO4).
Senza fertilizzazione possiamo soltanto effettuare cambi d’acqua più frequenti per ridurre i fosfati (almeno del 30% fino ad un massimo del 50% per i casi peggiori). Con una fertilizzazione blanda ed in assenza di nitrati possiamo provare ad aggiungere in piccola percentuale rispetto al dosaggio consigliato del nitrato di potassio per vedere se dopo qualche settimana le piante nutrendosi del nitrato faranno scendere anche il fosfato. Anche con una fertilizzazione spinta e in assenza di nitrato possiamo aggiungere del nitrato di potassio, ed in questo caso abbiamo una maggiore possibilità di successo.
In presenza di nitrato invece possiamo soltanto effettuare cambi d’acqua più frequenti per ridurre il fosfato (almeno del 30% fino ad un massimo del 50% per i casi peggiori).
La luce per piante e pesci
La luce dell’acquario non può passare in secondo piano se parliamo di piante, per la loro crescita abbiamo bisogno di una certa quantità di Lumen, indicativamente 20 lumen/litro per piante facili e se non vogliamo fertilizzare, 30 lumen/litro per piante di difficoltà media e per poter effettuare una fertilizzazione blanda o in assenza di fertilizzazione, 60 lumen/litro per una fertilizzazione spinta.
Le lampade senza indicazioni relative ai lumen non sono da acquistare, allo stesso modo acquari con un impianto di illuminazione che non fornisce questo dato non è da acquistare.
I Lumen/litro si calcolano semplicemente dividendo i Lumen totali della lampada (o delle lampade) per i litri dell’acquario. Questo valore non è sempre perfetto per il nostro utilizzo perché in realtà anche la profondità dell’acqua influisce; maggiore è la profondità dell’acqua e più dobbiamo aumentare i lumen. Proprio per questo per la fertilizzazione spinta si utilizzano spesso acquari non troppo grandi, e soprattutto molto bassi.
Il fondo dell’acquario
Il fondo dell’acquario deve essere adeguato per le piante, Esistono i fondi allofani che però si sfaldano facilmente e quindi hanno una durata relativamente breve, inoltre necessitano di una buona comprensione della chimica per evitare di causare sbilanciamenti nei valori. Se non ne sapete abbastanza meglio evitarli, non saranno i consigli altrui a farci evitare errori talvolta irreversibili.
Il fondo di sabbia fine (granelli da 0.5 mm o meno) non è molto frequente e spesso lo si utilizza in acquari amazzonici senza piante radicate sul fondo (quindi con piante galleggianti e piante epifite); in tal caso bisogna utilizzarne uno strato di un paio di cm.
Il fondo di sabbia fine (granelli da 0.5-1 mm) in strati da 5 cm lo si può utilizzare ma per evitare il rischio di pericolose zone anossiche è bene abbinarlo alle Cryptocoryne che con le loro radici lo ossigenano costantemente. In tal caso si può abbinare alla sabbia anche un fondo fertile per favorire le Cryptocoryne o in alternativa serviranno delle pastiglie fertilizzanti da inserire fra le radici.
Se la sabbia fine non fa per noi possiamo utilizzare della sabbia normale (granelli da 1-2 mm) possibilmente arrotondati e non spigolosi. Possiamo abbinare tranquillamente un fondo fertile anche in questo caso, anzi sicuramente il fondo fertile ci farà ottenere ottimi risultati.
Purtroppo in negozio la sabbia (o ghiaia) viene spesso fornita in granuli da 2-3 mm o più che non funziona molto bene perché rende difficoltosa la crescita delle radici. Inoltre spesso questi granuli (come nel caso del ghiaietto ceramizzato) sono anche spigolosi e lacerano le radici.
La non fertilizzazione
Molte persone scelgono di non fertilizzare, le piante possono crescere ugualmente bene se utilizziamo specie come Vallisneria, Cryprocoryne, Limnophyla sessiliflora, Najas guadalupensis, Ceratophyllum ed altre ancora.
Luce di circa 20-30 lumen/litro va più che bene.
La CO2 viene fornita dalla respirazione dei pesci, i nutrienti arrivano dalle feci dei pesci (soprattutto in concomitanza con l’utilizzo di mangimi di alta qualità) e dai cambi d’acqua.
Nitrati e fosfati devono essere prossimi allo zero.
Effettuare almeno un cambio d’acqua mensile in concomitanza con una aspirazione dei fanghi dal fondo; se nitrati e fosfati aumentano bisogna aumentare la frequenza dei cambi d’acqua ed eventualmente ridurre il numero dei pesci (sempre cambi del 30% e nei casi peggiori del 50%).
La conducibilità ideale è 400 µS/cm ma con pesci che tollerano acqua più dura possiamo arrivare anche a 600-700 µS/cm
La non fertilizzazione è anche la soluzione più semplice per chi vuole ricreare dei biotopi naturali dove cerchiamo di ottenere valori (soprattutto la conducibilità) ideale per pesci che hanno bisogno di valori non standard. Non va demonizzata, perché permette ugualmente di ottenere acquari molto belli.
La fertilizzazione blanda
- Utilizziamo un fertilizzante base di marca medio buona (Io consiglio Seachem Fluorish)
- Luce di circa 30 lumen/litro
- Conducibilità circa 400 µS/cm
- pH 7 circa
- KH 4-5
- Nitrati e fosfati prossimi allo zero
- Utilizzo di CO2 molto moderato, o in alternativa Seachem Fluorish Excell (Il Fluorish excell non è altro che un disinfettante, anche se indirettamente fornisce carbonio alle piante come la CO2. Qquindi non bisogna esagerare, anzi un dosaggio dimezzato è quello che consiglio come dosaggio massimo in presenza di pesci).
- In caso di alghe il Fluorish Excell può essere spruzzato direttamente sulle alghe con una siringa, in tal caso va bene anche utilizzato assieme alla CO2 e non solo come alternativa.
- Come spiegato precedentemente in caso di nitrati alti ma di fosfati bassi possiamo utilizzare un fertilizzante che contenga fosfato di potassio, meglio se abbinato a piante che necessitano di molto potassio.
- Come spiegato precedentemente in caso di fosfati alti ma di nitrati bassi se non riusciamo a rimuoverli completamente possiamo utilizzare un fertilizzante che contenga nitrato di potassio, meglio se abbinato a piante che necessitano di molto potassio.
- Una aspirazione mensile dei fanghi dal fondo e due cambi d’acqua mensili totali, in caso di eccesso di nitrati e fosfati aumentiamo i cambi d’acqua o riduciamo i pesci.
- Evitiamo pratino e piante rosse
La fertilizzazione spinta
Seguiamo tutte le indicazioni per la fertilizzazione blanda con queste differenze:
- Aggiungiamo fertilizzante per il potassio e fertilizzante per il ferro
- Aumentiamo luce ad almeno 30 lumen/litro o meglio 60 lumen/litro
- Aumentiamo la CO2 ad almeno 10 mg/litro e in assenza di pesci possiamo arrivare a 20-30 mg/litro.
- In assenza di pesci possiamo anche inserire oltre a 20 mg/litro di CO2 il Fluorish excell con dosaggio massimo. Anche se sono entrambe fonti di carbonio la differenziazione e l’utilizzo del disinfettante (Fluorish excell) contrastano le alghe e migliorano la crescita delle piante.
- Aumentiamo la frequenza dei cambi d’acqua se la conducibilità sale o se le piante non crescono bene mostrando sintomi legati ad un eccesso di nutrienti.
- Evitiamo un numero elevato di pesci, o meglio rimuoviamoli completamente dalle vasche che non sono adatte a loro.
Lo ripeto perché purtroppo non entra nella testa delle persone che i pesci sono esseri viventi: Se vogliamo eccedere con la CO2, se vogliamo luci da stadio, se vogliamo un bel pratino, acquistiamo un piccolo acquario rettangolare che avrà costi di gestione molto bassi e divertiamoci a creare il nostro plantacquario spinto senza dover torturare i pesci. Per loro facciamo un passo indietro e dedichiamogli un grande acquario gestito in modo più adeguato alle loro esigenze. Separiamo le due cose perché gli animali devono essere rispettati.